Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

2 LUG 2011: UN GIORNO STUPENDO …CON QUALCHE DIFFICOLTA’!

Un giorno stupendo con…qualche difficoltà!

Di Leonardo Brigliadori

Sabato 2 Luglio il tempo è bello ad Alzate. Non è previsto però che sia una ”bomba” come si diceva per il giorno precedente e che, in realtà, si rivelò difficile e scarsamente utilizzabile per lunghi voli.
I timori di una sopraggiunta stabilità, dopo il passaggio del fronte di due giorni prima, svanisce appena vediamo comparire i primi cumuletti alle 9 e 30. Sono belli sani e abbastanza alti.
Io sono già al campo dalle 7.45 per prenotare lo Janus che ho da poco scoperto essere un aliante di classe club con coefficiente 1,04 e quindi interessante per la mia classifica OLC-ITALIA della classe CLUB dove sono attualmente secondo a 10 punti dal primo.

Ad attendere per le chiavi dell’hangar c’è anche Luca Leone che tenterà ancora i 300 con un Astir. Poi compare il “giovane” Max Agostinini che mi risolve subito il problema del passeggero dello Janus accettando con piacere di farmi compagnia stando dietro. Poverino, non sapeva ancora cosa l’attendeva!
Laggiù in fondo al campo, nell’area sportivi, c’è naturalmente l’immancabile Lorenzo Porro che monta il suo Discus. Il Grittani col suo LS4 e naturalmente il Max Roncone che è sempre il primo quando si fiutano le buone condizioni. Stranamente un pò in ritardo arriva anche il Marco Marelli, che predispone il suo immancabile MA. Mano a mano poi si aggiungeranno altri e formiamo il consueto schieramento sul raccordo di Alzate.

Primo a partire è il Porro, secondo il Max al quale cedo il posto convinto che per il mio tema si possa partire anche verso le 10.30. Dopo questi traini però avviene l’imprevisto, L’L5 ha l’indicatore della pressione dell’olio che sta azzerandosi e si teme il surriscaldamento dell’olio.
Brivido di sgomento mentre io e Max Agostinini siamo in pista pronti al decollo. Il buon Quaglietta è dispiaciuto e non sa che pesci pigliare perchè non c’è un tecnico sul campo. Gli lancio una proposta: faccio un traino a soli 500 metri così la temperatura dell’olio non fa in tempo a salire. Il Quaglietta si fa convincere, ma capisco che forse non è molto convinto.
A 500 metri sul campo, una discreta termicuzza ci permette di fare rapidamente i 1200 metri QFE per andare verso il Bollettone da dove i primi se ne sono già andati. Dopo una breve incertezza nell’aggancio facciamo rapidamente i 2200 QNH che permettono di andare in scioltezza al Monte Croce (NW della Grigna settentrionale) nostro usuale trampolino per il Pizzo dei 3 Signori.
Al campo, intanto, l’L5 viene fermato e il Marco, potenzialmente un vincitore dell’Esathlon, si spazientisce per questo ritardo. Partirà con 1 ora di distacco e con la rabbia in corpo farà un sacco di strada spingendo sul suo Ventus 2 per recuperare chilometri.
Per noi tutto procede regolarmente mentre cerco di dare alcune indicazioni al mio giovane passeggero su dove normalmente sono gli agganci e qualche nozione di geografia. Lavoriamo bene e sentiamo che siamo vicini al Lorenzo che è già al Passo di San Marco mentre il Roncone viaggia veloce verso l’Aprica e ci passa preziose informazioni confortanti.

Uno sguardo al Nord della Valtellina ci permette di vedere che il flusso in quota gira a Nord Ovest mentre permane da Sud nella nostra zona.
Il Flusso da Nord rende secca la massa d’aria e i pochi cumuli del lato Nord Valtellina sono significativamente più alti. Ma anche le Orobie non sono male e i valori sono generosi e i punti di salita affidabili. Scopriamo che c’è quindi una convergenza tra il flusso meridionale e quello settentrionale in quota proprio sul crinale delle Orobie. Ciò permette di fare pendio sopravento ai cumuli (bordo Nord) dello spartiacque e la foto di Lorenzo qui allegata lo mostra chiaramente. Il Lorenzo col suo Discus si distrae a fare fotografie (magnifiche come ben sapete) e perde un pò il ritmo con la conseguenza che sostanzialmente lo passiamo pur senza vederci. Decidiamo che la confluenza è ideale per dirigere al Padrio (lato Nord del Passo dell’Aprica) evitando di passare sul lato Nord della Valtellina e accorciando così di molto la strada. Mantenendoci sempre sul versante sud Valtellina. costeggiamo il Pizzo di Coca alla quota della sua cima e con una lunga e buona planata raggiungiamo il Padrio dove il plafond sfonda i 3000 metri e i valori sono molto buoni.
Una copertura di cirri in quota proveniente da Sud Ovest ci mette qualche preoccupazione ma occorre aver fede e prendere intanto i bei valori che si trovano. In scioltezza passiamo il Passo del Tonale mentre nel posto dietro il Max A. sbava e pensa di sognare, tanto tutto sembra facile (per ora…).
Passato il Tonale a circa 3800 metri, sentiamo in radio quelli di Bolzano e di Trento che sono in volo anch’essi per lunghi temi e capiamo che sulle Dolomiti il cielo dev’essere molto buono, ma osserviamo anche che il cielo è a chiazze: ogni tanto i cumuli si serrano uno con l’altro dando luogo ad una grave riduzione dell’insolazione. Il nostro primo pilone è al Passo delle Palade e cominciamo ad essere guardinghi.
Quando il sole si fa merce rara la prima regola è stare alti e attaccati alle basi. Proprio sul pilone facciamo la base e ci muoviamo guardinghi per il secondo lato che praticamente è un ritorno in Valtellina per proseguire poi a Masera nelle Centovalli. Capisco che più si sta a Nord e meglio è, ma non è così facile Tengo la Val d’Ultimo sotto di me ma non ho il coraggio di allungare il percorso per entrare in Val Venosta (peraltro non bellissima) e poi tentare il rientro dal Passo dello Stelvio. Proseguendo così mi troverei però il massiccio dell’Ortles e del Cevedale a sbarrarmi la strada e non trovo valori di ascendenza nè tanto meno plafond adeguati. Decido pertanto di riportarmi sulla Val di Sole i cui costoni all’angolo con Val di Rabbi prima e Val di Pejo poi, non mi hanno mai tradito. Però c’è poco sole e in fondo sto quasi facendo un mezzo ritorno: la deviazione a sinistra supera i 90°.
In val di Rabbi non si sale e sento i due di Bolzano (Istel e un altro) che hanno agganciato con fatica ma ora salgono bene in val di Pejo. La situazione cambia rapidamente da un momento all’altro. Poco prima il Max Roncone era passato, nel ritorno verso casa, comunicando di aver trovato finalmente ancora il sole poco prima del Tonale.
Per noi non è così scontato: siamo troppo bassi e prendiamo tremende botte sul costone Est della Val di Pejo. Giriamo raspando il costone ben sotto la cima e sembra di avercela fatta ma poi l’ombra sopraggiunge e ci riporta in crisi. Punto tutto allora sul costone Nord di Vermiglio e qui a circa 1800 metri QNH ci prendiamo un valore tutto storto che ci sbatte contro il costone e ci costringe a fare degli otto. Poi si rompe e non si passano i 2300 metri QNH. Proviamo a muoverci verso il Passo del Tonale, ma so in cuor mio che non ce la farò e so anche che proprio vicino al Passo è ben difficile salire.
Giriamo i tacchi e ritorniamo al costone di Vermiglio cominciando a prendere in considerazione l’eventualità di un atterraggio a Monclassico o a Malè. Ma con lo Janus non è il massimo.
Poi bruciando non so quante energie, con la bocca secca e nel silenzio totale tra noi due, con la concentrazione massima di chi sa che o si sale ora o non si torna a casa, troviamo lo sbuffo buono. Intanto il Lorenzo sta viaggiando bene e recuperando il distacco. Dall’altro lato (quello Est) della val di Pejo ci chiama e ci chiede come va. Rispondiamo che finalmente stiamo facendo la salita buona. Ora abbiamo 2800 metri H e ci dovrebbero bastare per passare il Tonale. Tra noi due a bordo si era stabilita una silenziosa solidarietà come quella di due alpinisti in parete attaccati allo stesso chiodo e quando ci si può rilassare si capisce quanto è bello volare con un pò d’aria sotto il culo. Ma c’è ancora un punto non bello, nello sbucare su Ponte di Legno a queste quote relativamente basse prendiamo il sottovento generato dalla brezza di valle valtellinese che qui è forte da Ovest e ci fa passare gli ultimi sassi con un fondo scala a scendere. Poi, finalmente sulla parete formidabile di Ponte di Legno, pienamente assolata e in favore di vento, un potente 4 metri ci fa rifare 4000 metri QNH.
Ora il volo sembra facile e pensiamo che il nostro tema sia certamente possibile. In fondo abbiamo girato il primo pilone alle 13.05 e sono soltanto le 14.30 con davanti un cielo fantastico.

Passiamo velocissimi tagliando sul Lago di Poschiavo, il Pizzo Scalino, il Monte Disgrazia, con poche salite potenti Estasiati, ci permettiamo la contemplazione del Bernina col suo nevaio che ci sembra a questa quota di poter finalmente dominare. A fianco del Disgrazia la turbolenza è durissima e il Max ha una crisi di stomaco, ma me lo confiderà soltanto dopo l’atterraggio che stava preparando il sacchetto. Mentre sta soffrendo mi dice soltanto:
“Che montagna è quella?”
“Il Disgrazia”, rispondo io.
“Accidenti è proprio un programma!” è la replica di Max pronunciata con piglio buono e da me interpretata in modo rassicurante.

Nel frattempo ci affacciamo anche all’Engadina verso Chiavenna, il che ci permette di vedere i Laghi di Saint Moritz alle nostre spalle e poi il Passo dello Spluga alla nostra destra.
Iniziamo la traversata verso la Valle di Bellinzona sapendo che è sempre un passaggio delicato, perchè se non riuscissimo a scavalcare per entrare nella Valle di San Bernardino ci toccherebbe razzolare all’indietro sino magari alla Val Masino. Procediamo pertanto cauti e, una volta passati sul versante svizzero, ci appoggiamo ai costoni Sud di Bellinzona dove il plafond è precipitato più in basso di circa 1500 metri. Decido di portarmi su Cima dell’Uomo e salgo un pochino ma il plafond di 2400 metri è ben diverso da quello a cui ci aveva abituato la Valtellina. Sentiamo gli altri verso Airolo dichiarare quote fantastiche e, del resto, è ben visibile che verso il Gottardo il plafond risale ai 3800 metri e i cumuli sono rari ma molto più sani. Ma, in fondo siamo a soli 45 km dal nostro 2° pilone, perchè aggiungere altri 50 kilometri di strada in più? Intanto Lorenzo lo sentiamo a Nord che poi andrà fino al Sempione e vorrebbe girare a Macugnaga per chiudere i suoi primi 500 km.
Noi proseguiamo in Val Maggia dove un cumulo un pò molliccio dovrebbe comunque darci la possibilità di fare il salto nella parte buona delle Centovalli. Invece? Nulla, soltanto dei modestissimi valori, marci e inconsistenti che ci costringono a soli 35 km da Masera, a ripiegare verso Agno, prima, e verso Locarno poi.
Un ultimo tentativo sulle pendici del Monte Tamaro versante Nord Ovest ma a quote più di Lago che di montagna e poi Max premuroso e puntuale mi passa la frequenza di Locarno per contattare il volo a vela dove in quel momento decolla un traino.
“Locarno volo a vela buon giorno, siamo un aliante di Alzate che probabilmente atterrerà fra poco da voi”
Con perfetta cadenza ticinese riceviamo un messaggio che onestamente non c’entra molto con il nostro saluto di avvicinamento e non capiamo se si rivolge a noi. Siamo praticamente in sottovento e passiamo a fianco del Passo del Ceneri con circa 900 metri QNH, quando uno sbuffo deciso col vario a + 1,5 mi fa stringere repentinamente la spirale; sembra tenere, ma da dove partirà mai questa ascendenza? Non c’è ragione alcuna per cui debba esserci qui una termica: sarà un rotorino? Sarà un sottovento? Non troviamo una spiegazione ma tanto vale tenerlo.
Con frequenti correzioni e rettifiche, guidato dall’istinto, risaliamo lentamente con un valore medio di 0,5 m/s. Poi, dopo questo “regalo” inaspettato applichiamo la nostra intelligenza e ci dirigiamo sul costoncino dell’antenna grande del Monte Ceneri; c’è sole, c’è un leggero vento da Ovest. Dopo poco si forma anche un batuffolo, che miracolo!!

Ma quanto è alta Max quest’antenna per te? Sarà forse 200 metri, stima lui. E infatti c’è poca aria tra noi e quell’enorme asta bianca e rossa.
Da una parte sono contento di avere evitato un costoso atterraggio e relativo traino da Locarno e penso che il mio volo prefissato, un volo che mi avrebbe permesso di passare al primo posto in OLC è svanito, ma pazienza! E’ già bello riuscire a tornare a casa in modo autonomo..Un altro centraggio ancora più verso il Garzirola ci permette di riguadagnare i 2400 m mentre un altro aliante si avvicina a noi. Intanto molti messaggi radio riferiscono di buone condizioni al Limidario e un pilota di Bolzano dice di avere girato facilmente Domodossola.

Ma perchè andare a casa se il tempo sembra ora buono nel lato Sud per Masera? Così facciamo e il volo diventa una schioppettata, tutto facile tutto buono, a Masera si rifanno i 2600 metri H.
Abbiamo il plané per casa!!
E’ il momento in cui finalmente lascio i comandi a Max che oltre al planè ottiene il permesso di farsi un paio di bei centraggi portando il nostro margine sull’arrivo a quasi 600 metri.
Arriviamo e un volo di 463 km prefissato in triangolo è compiuto, tanti punti per la classe Club per passare per ora l’attuale leader Flavio Dal Pan.

Ancora una volta il volo a vela ci ha regalato emozioni, soddisfazioni sia pure con molta sofferenza, e i nostri piloti hanno dominato la giornata, come sentirete dagli altri racconti.
Ciascuno ha la sua storia, non una è uguale all’altra, e questo è il nostro sport!

Leonardo Brigliadori



Ecco la registrzione del volo visibile con seeyou

www.avl.it/files/172f8k21.zip

oppure con Google Earth

https://avl.it/files/172f8k21.kml

Qui di seguito alcune foto di questo bel 2 luglio, scattate da Lorenzo Porro, durante il suo volo da 500 km!! Bravissimo anche Lorenzo!!!

IL BERNINA

IL DISGRAZIA!

IL MONTE ROSA e i 4.000 di SAAS FEE

PALADE……..e SEMPIONE!

Go To Top